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Il motore che si accende, quel rombo sordo che risuona per il cortile.

La statale da divorare, curva dopo curva, con l’accelerazione che aumenta a dismisura l’adrenalina.

Questo lo conosciamo tutti.

Ma per me la moto non è solo questo: la mia moto è un amplificatore.

Se fa caldo, brucio. Se fa freddo, congelo.

Quando piove, piove dentro.

Quando passi vicino a un campo sotto al sole, l’odore di fieno dell’erba che si asciuga dopo la trebbiatura mi inebria.

Se fiancheggio il lago sento l’umidità della sera che sale, se salgo in montagna il vento che arriva dalla cima mi fa crescere le stelle alpine nel casco.

Arrivano poi quelle strade che hanno un mix particolare di panorama, ritmo delle curve, temperatura e forma delle case, teoria del caos a più non posso… insomma, amplificano anche quello che è già dentro di me.

E’ il Sesto elemento, che si aggiunge agli altri cinque e inizia una super percezione di me.

Mentre c’è uno che guida, curva, frena, mette la freccia… un altro si stacca dalla moto e comincia a volare sopra la strada.

Vedo il tempo passato quando questa strada era un sentiero percorso da muli, viandanti e pellegrini, e all’arrivare delle tenebre si cercava ospitalità in qualche convento.

Vedo la notte, impenetrabile e densa, rifugio delle paure e lavagna pulita dove tracciare ogni forma nascosta.

L’acqua che scorre nel torrente porta con se novità e freschezza, salvezza per la valle.

La moto diventa il mio Eremo, il mio rifugio dalle distrazioni del mondo.

Non ricevo telefonate ed e-mail, non percepisco il tempo che passa.

Ogni svolta presenta un fotogramma diverso, guardato milioni di volte da migliaia di persone.

Ecco un incrocio, devo decidere da che parte andare. Devo fermarmi, ragionare, raccogliere informazioni e decidere.

Se sarà un giorno di Grazia, lascerò che il mio Spirito mi guidi nuovamente verso la strada che mi corrisponde di più.

Mentre la moto, scalda, ticchetta, riposa.

Anche lei, viva e pensante.