La stanza ha il soffitto basso e finestre squadrate.Pochi ammenicoli alle pareti, cassettoni con etichette alle spalle della sedia. Su quest’ultima siete un poliziotto barbuto.

“Ecco, il verbale è pronto”.

“Va bene”.

“Quindi lei, all’interno di una corsia a larghezza ridotta, sorpassava un automobile”.

“Si,” ripeto io. “Che quando mi ha visto si è spostata sulla sinistra, dal che ho dedotto che volesse farmi passare”.

“Infatti poi lei è andato piano, la strada era pulita e la visibilità buona, cose che ho scritto nel verbale”

“Bene”, rispondo asciutto.

“E nel pezzo da San Moritz a qua lei andava piano”.

“ Ma le devo comunque fare il verbale perché c’erano dei cartelli che indicavano la larghezza massima della corsia e il fatto che fosse incanalata.”

“Capisco. Ma quanto viene la multa? E’ cara?”

“Eh si,” dice lui, “per me è costosa”.

Ahi, penso.

“Sono 610 franchi, 594 euro”.

.  .  .

La giornata era cominciata in maniera un po’ strana. Un giro programmato di due giorni in Francia, con un amico. Ma la decisione presa all’ultimo lascia poca scelta per gli alberghi disponibili, lontani e costosi da dove gli altri hanno prenotato.

E poi la voglia di stare con la mia famiglia, almeno la domenica.

Quindi giro solo di sabato, per portare per la prima volta in una zona molto bella la mia moto, e vedere come si comporta su strade che conosco a memoria.

Completo tecnico, vestito di tutto punto, e via. Sono circa le sette meno un quarto.

18 gradi e si sta bene, molto bene, quasi fresco… poi mi tocco la schiena… ecco cosa mancava.                                                                                                                                             Ad Abbadia Lariana faccio inversione, torno a casa, metto il paraschiena e riparto.

Gallerie senza storia ne onore, ma in poco più di un’ora sono a Chiavenna, dove da Mastai trangugio cappuccio e brioche alla crema chantilly. Una favola.

Salgo al Maloja, la temperatura è scesa a 12 gradi e la maglietta non basta; maglione leggero e si riparte sotto a un cielo indeciso tra le nuvole e il sole.

Passata St. Moritz vado per l’Albulapass. Una strada stretta, non particolarmente goduriosa ma con bei panorami lunari verso la cima, a 2315 metri.

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La temperatura è scesa però, non male al 15 luglio trovare 5 gradi e mezzo.

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Ridiscendo verso Tiefencastel, portandomi poi verso Davos.

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Nel mezzo il verde. Il verde scuro, quasi da fondo di bottiglia che sembra nero a confronto con quello verde chiaro dei prati. Il verde dei boschi di latifoglie, ricche e gloriose nella luce della mattina.

Il tratto verso Davos.. oddio non me lo ricordavo così.

Curve larghe, buona visibilità e asfalto perfetto. Imposto la curva e appoggio la moto… fantastico.                                                                                                                                           Una sensazione di solidità fenomenale, la Ktm non ondeggia, non balla, è rigida e precisa.

Nei cambi di direzione non si solleva e rimane fedele al suo asse.

E ti chiede di farla più veloce la prossima, che tanto di margine ce n’è.

E sgrat! Come una liberazione il cavalletto centrale che gratta in una curva a destra.

A Davos prendo per il Fluela pass, e anche questo nella sua parte finale è uno spasso. Curve in appoggio, grande visibilità, asfalto perfetto.

Il tutto senza passare i limiti, la goduria arriva nella piega, non da allungo e staccata.

E il piegare, con questa moto, è una soddisfazione. Ti sembra di sentire la ruota che entra nell’asfalto, e quando cambi direzione lei si reimmette dove vuoi tu e sta li.

Scendo a Zernez, attraverso le sue variopinte stradine e mi dirigo verso l’Ofenpass.

La parte salendo verso Livigno è panoramicamente molto bella; il percorso sale con delle curve veloci sul ciglio di uno strapiombo da cui si ammira il fondo valle cosparso di alberi e torrenti.

Siamo nel Parco Naziunal Svizer, e i sentieri che si snodano dal ciglio della strada ricordano della passione di questo popolo per il suo territorio.

Dal passo fino a Santa Maria im Munstertal ci sono una manciata di km di godimento allo stato puro.

Curve quasi perfette, infinite. Sembra un ottovolante, fatto di cerchi disegnati da un enorme compasso. Inserisci la moto in curva, ti inclini e… continui così, con lo sguardo verso la fine della curva che non arriva, non arriva mai.

E poi un’altra curva, in direzione opposta.

La vedo, la mia gomma, che sorride mentre addenta l’asfalto.

Ecco il bivio per lo Stelvio.

La strada che sale fino al Re è stretta stretta. Ma non c’è nessuno che sale, ci sono solo io e questo asfalto chiaro e perfetto.

Tornanti stretti stretti, appena fatti il motore è in seconda a tremila giri e quando apro sento i pistoni che prendono a pugni la testa del cilindro per una frazione di secondo e dopo altri mille giri la spinta.

La Spinta. Forte, crescente, appuntita.

Accompagnata dal vorace aspirare del motore, che è una musica celestiale.

Giù il gas, pela i freni, allarga alla riga di mezzeria, testa in alto e via, a pennellare un altro tornante.

Anche sul misto stretto c’è da divertirsi…

Fuori dal bosco, eccoci nel prato alpino. L’ultimo pezzo prima della dogana è per guardare la drammatica profondità della valle, arcigna e fredda.

Arrivo allo Stelvio, ed è un calembour di moto, tutte, lingue, rumori. Poche auto, tante bici (chapeu) sguardi persi sui monti. Panino con bratwurst d’ordinanza, acqua della mia bottiglietta e si scende.

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E vedi persone che dovrebbero portare più rispetto a questa strada, perché se non sai affrontare i tornanti non è lo Stelvio il posto dove imparare. Ma lui è buono e accoglie tutti.

Scendendo in SudTirol tante Vespa. Da tutta Italia. Di tutte le età.

Colorate e monocromatiche, con bagagli o senza, ronzanti e rombanti.

Mi dirigo verso Glorenza, cittadina bellissima, rinchiusa nelle sue mura che hanno cristallizzato la forma di questa cittadina nel tempo.

Una dei borghi più belli di Italia e del SudTirol.

Torta alle zucchine, buonissima e che non sa di verdura… caffè in tazza grande e si riparte.

Eccoci di nuovo in Svizzera, Santa Maria in Munstertal e l’Ofenpass.

Stavolta, in salita, è talmente bello che… finisce subito. Come tutte le cose belle della vita, è intenso, dà uno shock di gusto fortissimo ma termina prima che diventi esagerazione.

Eccoci a Zernez, e giù per l’Engadina, di nuovo.

Questo pezzo, in passato, mi ricordava belle curve e asfalto ondulato.

Lo avranno sistemato o io ho una moto con delle belle sospensioni, ma mi godo pure questo pezzo.

Al bivio per l’Albula sosta stretching, sorso d’acqua e via.

Rettilinei fatti a velocità codice, e la vivacissima Sant Moritz.

Un pulman davanti a me, italiano, va a 30 orari. Lo seguo, e alla rotonda una macchina si inserisce tra me e lui.

Riparto alla rotonda e la macchina si scansa, io passo e seguo il pulman, che passerò fuori dalla città.

Mi godo il lago di Silvaplana, con i suo abeti appuntiti e triangolari, e l’acqua verde e nera.

Nei miei specchietti una macchina della polizia.

Ma io sto andando a passeggio mi godo il fresco dell’altopiano prima di tornare in Italia.

Sull’ultima rotonda prima della strada che costeggia il lago di Sils… claxon, e segno col ditino di seguirli.

Parcheggiamo davanti alla caserma, patente e libretto.

.  .  .

Mi appoggio alla parete.

Seicento euro. In Italia probabilmente non sarei neanche stato fuori legge.

E se fosse, non sarei stato punito così selvaggiamente.

Mi sento percosso… non sono un santo, ma sono 10 anni che non prendo multe in Italia, e in Svizzera (in cui viaggio periodicamente dal 92) è la prima volta.

La sproporzione tra l’atto e la pena comminata mi sconvolge.

Un velo nero si stende sul giro fatto. Esco dalla stazione, affranto.

Mi rivesto e riparto verso casa, stanco e abbattuto.

Ho scritto di questo giro, per tenere il buono che ho trovato.

Non sono caduto, non mi sono fatto male e non ho fatto male a nessuno. A casa c’era la mia famiglia che mi aspettava. Ho un lavoro e un tetto sopra la testa, anche se farò meno giri di quelli programmati visto il salasso.

Sono quindi fortunato ma più povero e questo rimane.

Credo però che per un pezzo la Svizzera non mi vedrà sulle sue strade.

Senza rancore… anzi no.

Con Rancore.

Mi passerà… prima o poi.

Un lampeggio da Schwarz.